Terzo capitolo
Pesante, ragazzi! Seguire il professore è stato pesante!
Pausa per il thé, ci vediamo fra 10 minuti.
Meno male!
Il professore sparisce e Jian mi porta in una stanza dove a servire il thé ritrovo un ragazzo che avevo più volte ammirato al Festival dell’Oriente. Come facevano gli antichi pescatori cinesi, fa roteare nell’aria la teiera di rame, con il suo lunghissimo becco, che, alla fine di innumerevoli volteggi e spirali, resta come sospesa per aria mentre il thé riempie le tazzine di pregiata porcellana cinese.
Suona un gong e Jian mi sollecita a rientrare in aula. Quasi mi scotto la lingua per finire il thé rapidamente. Rientriamo in aula ma, invece del professore, un bambino di circa 7 o 8 anni sta in piedi davanti alla lavagna che, invece di formule astruse come prima, mostra un’infinità di operazioni semplicissime, scritte con grandi gessi colorati. Mi siedo e il bambino comincia a parlare.
<<Nǐ hǎo, il mio nome è Guāng (光) che, nella tua lingua, vuol dire Luce.
Il mio collega di prima, il professor Fēnxī (分析), che vuol dire Analisi, vi chiede scusa ma è dovuto scappare d’urgenza perché deve presiedere la commissione d’esame per l’annuale verifica di tutti i Gran Maestri, che ancora studiano e praticano presso il Centro Interiore del Tai Chi Chuan. Sapete cosa dice il Principio numero 8:
- NÈI WÀI XIĀNG HÉ: unire la parte esterna con quella interna.
E così mentre voi praticate di là, all’esterno, loro, i Grandi Maestri del passato, praticano di qua, nella realtà interiore!
Ma adesso ascoltami bene, perché ti parlerò di una cosa che sembra difficile ma che, osservando attentamente la natura, potrai prima intuire e poi comprendere.>>
<<Ma a te chi le ha spiegate queste cose difficili di cui mi vuoi parlare? Sei così giovane! Sei un bambino!>> dico un po’ sgomento.
<<Me ne ha parlato il nonno Hàoqí Xīn (好奇心)che vuol dire Curiosità. Lui dice che bisogna avere una mente libera, pulita, aperta e curiosa. La mente di un bambino, appunto.
Come la tua guida Jian, che la prima volta che è venuto qui era proprio un bambino.
Ma adesso ascoltami, per favore.>>
E comincia a raccontare (da non credere) della “sezione aurea” e della “spirale logaritmica” come regola fondamentale in natura e quindi applicabile anche all’essenza del Tai Chi Chuan.
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LA MAGIA DELLA FORMA 108 FRA “SEZIONE AUREA” E “SPIRALE LOGARITMICA”
Il rapporto aureo è una proporzione fra il segmento considerato e la sezione aurea; dividere un segmento in sezione aurea significa dividerlo in due parti tali che la maggiore sia media proporzionale tra l’intero segmento e la parte restante, ovvero tale che il rapporto fra il segmento e la sezione aurea sia uguale al rapporto tra la sezione aurea e la parte rimanente.
La sezione aurea era nota fin dall’ antichità: basti pensare che fu usata dagli Egiziani nella costruzione della piramide di Cheope (l’altezza è con molta approssimazione la sezione aurea del lato di base) e dai Greci in quella del Partenone (l’altezza delle colonne, dalla cima alla base, è sezione aurea dell’altezza totale dell’edificio).
La sezione aurea, numero irrazionale che vale 1,6180339887… gode di una proprietà molto importante per ciò che ci interessa, la proprietà iterativa, ovvero aggiungendo ad un segmento la sua sezione aurea si ottiene un nuovo segmento di cui quello dato è sezione aurea.
Dall’applicazione di tale proprietà (con un procedimento apparentemente complicato di costruzione successiva di rettangoli e curve) si arriva a disegnare una curva detta spirale logaritmica.
Tale curva si ritrova in natura in numerosissime manifestazioni della vita animale e vegetale, ad esempio nella conchiglia del Nautilus. Infatti, le spirali del Nautilus sono costruite sulla struttura della spirale logaritmica.
In Astronomia, le galassie si sviluppano e si strutturano lungo una spirale logaritmica..
Applicato alla forma di Tai Chi Chuan, osserviamo che le posizioni possono aprirsi o chiudersi, aumentare o diminuire senza che la struttura del movimento si alteri minimamente, e mantenendo la potenza inerente alla propria struttura.
Possiamo quindi dedurre che l’essere umano, nel “tradurre” il Divino, l’Armonia che da esso promana, ha identificato nella proporzione aurea e nella spirale logaritmica una sua manifestazione.
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Senza dire un’altra sola parola, Luce uscì dalla grande aula.
Che concetti difficili, Jian! Ma tu hai capito qualcosa? Come fa un bambino così piccolo a sapere tutto questo?
<<Quante domande, Michele! Te lo ha spiegato. Semplicemente ascolta ed accogli dentro di te tutte queste cose, con interesse, lasciando che il tempo faccia maturare i semi. In Cina dicono: ”Gouqi suizhe shijian he daocao shengzhang”.>> (Ma va’ là? Non ci credo! Come in Italia: col tempo e con la paglia maturano le nespole!)
Jian apre il volto in una grande risata.
Il tempo sta volando! E’ passato velocemente ed é già pomeriggio.
Si sente uno scampanellio insistente.
<<Corriamo! Saltiamo di corsa sul tram 108 che, se lo perdiamo, troviamo tutto chiuso…….>>.
Il tram si mette in movimento, tra mille cigolii.
La nebbia comincia a diradarsi. Vedo più chiaramente il paesaggio. I binari cominciano a scendere costeggiando un fiume che forma bellissime anse tra cui l’acqua fluisce calma ma possente. Una barca sta attraversando il corso d’acqua. I due rematori non ostacolano la forza della corrente, anzi la assecondano traendone vantaggio.
Il binario fa un’ampia curva e ci ritroviamo a costeggiare una grande duna di sabbia sulla cui cresta serpeggiante due uomini camminano, trasportando sulla spalla due pesanti ceste ciascuno, appese ad un bastone.
Jian, osservando, dice: <<Allineamento, bilanciamento, rotazione, respiro!>>
Il tram 108 fa un’altra ampia curva e il fiume riappare in tutta la sua maestosità. Aggrappato alla sua riva ecco un villaggio dal nome Shíjiān, che significa Tempo (時間).
Il villaggio è abbarbicato su un promontorio roccioso che scende a picco sul fiume. Le case, tutte di legno, con tegole grigie sui tetti a pagoda, si affacciano sul fiume. Le più vicine all’acqua sono dotate di balconi pensili, sostenuti da robusti pali incastrati sulle rocce che scendono a picco sul fiume. Scendiamo dal tram abbastanza lontano da Shíjiān e, sorpresa delle sorprese, sentiamo chiamarci.
Fine del terzo capitolo