Quinto Capitolo
<<Affrettiamoci!>>. La voce di Jian mi scuote da una sorta di sbigottimento che l’improvviso scomparire di Shifu mi ha procurato.
<<Affrettiamoci, che altrimenti arriviamo tardi alla prossima tappa>>.
Il 108 si mette in movimento appena saliamo. Mi siedo, un poco stanco e, cullato dal ritmico sferragliare sulle rotaie, mi assopisco. Ma la campanella del tram mi scuote di soprassalto, giusto in tempo per vedere davanti a noi un ampio piazzale e, al centro, un grande palazzo solidamente edificato su una base quadrata di mattoni rossi.
Per accedere bisogna salire una scalinata che si sviluppa in modo uguale a destra e a sinistra. Un ampio portico ad archi è coperto da un tetto a pagoda. Al di sopra due piani circondati ciascuno da un porticato più piccolo, ancora un tetto, poi l’ultimo piano con una grande teoria di finestre. Tutta la maestosa costruzione è coperta e dominata da un monumentale tetto a pagoda dalle tegole grigie.
Jian mi ripete: << Corriamo, che se no chiude! Questo è il tempio del Tamburo. >>
Saliamo di corsa le scale, attraversiamo il porticato ed entriamo. C’è una biglietteria, ma Jian mi dice:<<Corri, è tutto gratis oggi per te!>>.
Appena entrato vedo una grande statua di un suonatore di tamburo e sento lo scorrere di acqua. <<Affrettiamoci, quello è l’orologio ad acqua. Se l’acqua smette di scorrere finisce il nostro tempo!>>.
Arriviamo in una enorme sala la cui volta è sorretta da grandi colonne. Tra una colonna e l’altra enormi tamburi percossi da abili suonatori che fanno roteare nell’aria due mazzuole che si abbattono sulla superficie dei tamburi con un ritmo che ti coinvolge e ti fa vibrare lo stomaco, il cuore e la mente.
Improvvisamente smettono di percuotere le pelli tese e, mentre ancora le vibrazioni riverberano tra le mura del tempio, da dietro una colonna appare un monaco con un grande cappello rosso ed un mantello giallo. Si porta accanto ad un tamburo fatto con pelle di capra e comincia a parlare.
<<Wǒ huānyíng nǐ dào nǐ de zhǐdǎo!>>. (Per chi non avesse capito, vuol dire “Do il mio benvenuto a te e alla tua guida”).
<<Xièxiè! Grazie!>>, rispondo io. (Perché vi sorprendete? Ragazzi, ve lo avevo detto che, nel sogno, capisco e parlo Cinese!).
Il monaco continua: <<Mi chiamo Jiépāi Qì (節拍器) che significa Metronomo; (che strano nome!) e ti parlerò del ritmo, così importante nella pratica del Tai Chi Chuan>>.
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IL RITMO
L’uniformità del Ritmo dipende dalla regolarità di mutamento da un “movimento” all’altro che deve quindi avere la stessa durata (come le stagioni che si alternano, l’andamento delle maree, i cicli lunari ecc.). Ma i movimenti nell’esecuzione della forma 108 in realtà sono di difficile definizione; quindi per movimento dobbiamo intendere un “moto interiore” ovvero un’accordatura armonica di Corpo – Mente – Energia che generano all’unisono una mutazione spazio-temporale della nostra dimensione psicocorporea. Ad esempio, ci si può accordare sui battiti del nostro cuore e seguire tale ritmo; oppure ascoltare il ritmo del nostro respiro e seguirlo.
In realtà, nel Tai Chi Chuan non esistono tempi, non esistono fasi, ma esiste il continuo, l’eternità dello scorrere del tempo come collegamento fra Cielo e Terra. In teoria, sarebbe possibile sviluppare questo calcolo prendendo dei pezzi di sequenza anche infinitesimali e svilupparli. Nella pratica della sequenza della forma 108, possiamo considerare il pezzo di sequenza finito più breve e semplice da eseguire quale sequenza campione, ovvero il 1° movimento Qi Shi (inizio: si alzano e si abbassano le braccia), e dimostriamo ora che il ritmo ed il tempo di esecuzione della forma è determinato da esso.
Come abbiamo visto precedentemente la figura che esprime la proprietà iterativa della sezione aurea è la spirale logaritmica. Ed essendo tale proporzione espressione dell’Armonia, possiamo supporre lo svolgimento della forma come lo “srotolamento” della spirale logaritmica in un segmento finito e considerare la sua lunghezza come il tempo impiegato a percorrerlo.
È interessante notare come la spirale sia una composizione della figura perfetta, la circonferenza, in particolare il quarto di circonferenza, ovvero il Cielo, con la forma geometrica “finita” per eccellenza, il quadrato, ovvero la Terra, all’interno del quale si va a creare l’arco di circonferenza. E l’Uomo? L’Uomo trasforma, collega i due elementi cercando di far fluire le due energie all’interno di sé per armonizzarle.
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I suonatori di tamburo ricominciano con un ritmo frenetico e il monaco scompare dietro le colonne.
Ritorniamo al tram 108 e, appena saliti, troviamo, appoggiata sul ripiano del bigliettaio, una sfera “magica” dentro cui si vede, seduto dietro una scrivania traballante coperta da una mappa delle sfere celesti, un signore dal piglio professorale che, senza neppure salutare, comincia a parlare.
<<Fino ad ora avete ascoltato eminenti colleghi parlare di Sezione Aurea, Spirale Logaritmica, Tempo, Ritmo.
Ora io, Professor Whirling (il cognome è Inglese; in Cinese si direbbe Jiào shòu fǎng shā 教授纺, Professor Roteante in Italiano) vi parlerò della tridimensionalità. E mi raccomando: state attenti, perché sarò breve, non mi ripeterò, e poi rotolerò via!
Dunque……>>.
Fine del quinto capitolo